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venerdì 21 giugno 2013

Principio della Leva di Archimede e sua applicazione da parte del Venerabile Maestro Angiolo da Marsala.



Archimede
Gli storici, unanimemente, definiscono Archimede il più grande scienziato di tutti i tempi, il più fertile ingegno dell'umanità, il padre della matematica moderna. Nato a Siracusa nel 287 a.C., ebbe
contatti con i matematici alessandrini e in particolare con Apollonio ed Eratostene. Passò però la vita nella città natale, dedicandosi agli studi scientifici e rivoluzionando con intuizioni geniali i procedimenti della classica matematica greca. Studioso di meccanica, non esitò ad applicare le conoscenze teoriche alla pratica. Famosa è l'invenzione della “vite senza fine” per il sollevamento dell'acqua, un'invenzione che sembra sia stata realizzata in Egitto per risolvere il problema di attingere l'acqua dai pozzi con uno sforzo minimo.

Altrettanto importanti gli studi sulle leve e sulle condizioni di equilibrio dei corpi pesanti e sulla determinazione del centro di gravità di particolari figure geometriche, studi che lo scienziato espose nella sua opera “Sull'equilibrio dei piani”. Archimede scoprì i principi matematici delle leve: se agli estremi di una leva AB sono sospesi due diversi pesi P1 e P2, per avere una situazione di equilibrio è necessario individuare un punto F su cui appoggiare la leva; il punto, detto “fulcro”, deve essere scelto in modo che i prodotti dei pesi per le rispettive misure delle loro distanze dal fulcro siano uguali.
Se per esempio il peso P1 è 50 e P2 è 100, per ottenere l'equilibrio basterà scegliere la posizione del fulcro F in modo che la distanza sia doppia di .

Le forze applicate alla leva vengono generalmente chiamate ”resistenza” e “potenza”. La leva di 1° genere che abbiamo visto ha il fulcro disposto tra resistenza e potenza.
Si hanno anche leve di altro genere con il fulcro posto all'estremità dell'asta rigida.
Nella leva di 2° genere la resistenza è posta tra il fulcro e la potenza; è sempre vantaggiosa poichè il braccio della potenza è sempre più lungo del braccio della resistenza.
Nella leva di 2° genere la potenza è posta tra il fulcro e la resistenza ed è quindi sempre svantaggiosa.

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